La pena d’autore – No, non ho sbagliato a scrivere. Lo dico perché qualcuno potrebbe farmi notare che ho scritto pena con una sola “enne”. Non avevo intenzione di scrivere qualcosa sulla “Penna d’autore” perché non è in questa pagina il luogo adatto. Sono una creativa origamista e scrivo sì, ma ben poco rispetto a molti.
L’arte è l’incontro inatteso di forme e spazi e colori che prima si ignoravano. (Fabrizio Caramagna)
Qualche giorno fa ho inizio a dipingere il mio cuore di terracotta, ideato e creato il giorno uno, di gennaio duemilaventi. Già, io il primo gennaio di quel lontano “venti venti” anziché festeggiare capodanno, ho creato questo cuore, grande ma non pieno e solo ora ho pensato di farne qualcosa. L’idea iniziale era tutt’altro, doveva uscirne qualcosa di più “giusto”.
Tornando a quel uno gennaio venti, l’interno l’ho lasciato per ultimo perché già avevo in mente cosa dovevo fare. Dovevo far uscire la luce che esso avrebbe contenuto. La luce che avrebbe vibrato in questo cuore freddo e senza sangue.
E da quella volta, con qualche tecnica ingegnosa, il mio cuore di terracotta ha iniziato a pulsare luce, come se fosse vivo. Come se volesse lanciare un messaggio: “vedete? anche i cuori più freddi e duri battono.”
Ecco il cuore che batte, anche se non sentirete il classico battere, ma c’è il “movimento della luce che pulsa”: https://youtube.com/shorts/_9AV3tw6U30
Ma perché ora questo cuore sembra distrutto?
La pena d’autore è questa.
Ho voluto ricreare, ridare nuova vita a questo cuore di terracotta che era lì fermo che, a distanza di qualche anno, mi ha “parlato” ed io, con una semi distruzione dopo averlo tanto curato l’ho ascoltato e gli ho dato questo nuovo significato:
Un cuore freddo,
un freddo dovuto alle tante cicatrici che la vita ci ha dato, regalato.
Quelle cicatrici di cui uno non si abitua mai o non ci sei ancora abituato.
Al dolore che potrebbe avere una persona
nonostante si faccia vedere sempre allegra, colorata e spensierata.
Il disperamento del cuore.
Ma non disperiamoci.
Le cicatrici si chiudono, col tempo.
Le paure rimangono ma si affievoliscono.
I colori tornano a splendere nel centro dell’emozione.
Cuore freddo, cuore vivo. Cuore sottovalutato.
– René Ciampa –