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L’aspetto genuino degli anziani

L'aspetto genuino degli anziani. 
In immagine, donna anziana raffigurata
Foto di pisauikan da Pixabay

L’aspetto genuino degli anziani – Quando si parla di loro si pensa alla storia, ai valori che possono trasmettere.

Alle ricette antiche e alle loro mani morbide e stanche. Ultimamente con loro faccio dei laboratori artistici. Gli ho insegnato la base del quilling e cioè a fare dei rotolini di carta colorata e gli ho lanciato l’idea per Natale.

Un’ allegra stella composta da tanti rotolini semplici e colorati e unito tra di loro con un pochino di colla.

Di questo però ve ne parlerò più avanti.

L’esperienza – L’aspetto genuino degli anziani

Oggi vi voglio raccontare un dialogo avuto proprio ieri in quella bellissima sala d’attesa detta anche “Sala rosa” del reparto di Ematologia di Torrette di ancona dal pavimento e dalle pareti di un bellissimo blu e dalle poltroncine rosa.

Quando sono in una sala d’attesa, di solito mi soffermo solo sui colori di cui è fatta. Al massimo, conto le persone nel suo interno ma è raro.

Però succede che, come ieri, incontri una persona curiosa, che davvero, me ne sono capitate poche della sua età. Avete ragione, non si dice l’età di una donna, difatti io non lo dico, ma secondo me, 75/80 anni li aveva tutti.

L’aspetto che più mi piace degli anziani è proprio questo: l’aspetto genuino, l’essere curiosi come bambini di 2/3 anni. Peccato che non tutti possiedono questa caratteristica.

No, la signora di cui parlo e di cui non conosco il nome, non è quella in foto, ma rappresenta ciò che mi ha suscitato e cioè tanta tenerezza.

Con la coda dell’occhio avevo notato che cercava il mio sguardo mentre i miei occhi erano puntati sul cellulare. Mi accorgo di ciò ma stranamente non mi dà fastidio come se fosse uno sguardo insistente.

Mi giro verso di lei e mi chiede senza farsi troppe paranoie se ero io “quella dell’ospedale di Macerata” perché a suo dire, mi aveva riconosciuta dalle mie “manine piccole“.

Ho sorriso nonostante io avessi la mascherina e ho risposto che probabilmente mi aveva vista passare da quelle parti perché qualche giorno prima ci ero passata per altri motivi.

Le Domande

Inizia con un susseguirsi di domande, la prima era sulle protesi. Non me lo aveva esplicitamente chiesto ma dopo avermi dato della signora, con abile gesto mi fece capire che intendeva quello.

Le risposi che per me le protesi sono scomode, che molti le usano ma io sapevo più o meno fare qualcosa anche senza visto che i miei genitori mi avevano abituata senza robottini.

Questa, è un po’ bizzarra: Mi chiese anche se guidavo…con i comandi ai piedi.

Qualche secondo di silenzio e le risposi che no, non guidavo. Volevo dirle che L’Atzori guida con i piedi, che lei è snodata e se lo può permettere, ma sarebbe stato un pochino complicato spiegarle chi è Simona. Vero che è conosciuta, ma magari non tutti la conoscono soprattutto se non la vedono e gli dici solo il Cognome.

Continuammo a parlare, e le ho iniziato a raccontare almeno in parte la mia nascita e cosa scoprii su di essa. Ci rimase un pochino male sapendo che certe situazioni possono provocare “il mio disastro”.

Per finire la nostra bella chiacchierata, mi disse che ho tanta pazienza, sicuramente era sottointeso il fatto che parlava del livello di sopportazione di questa vita che sto affrontando.

Le sorrisi nonostante io sappia che la mia pazienza a volte si stanca.

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